mercoledì 27 aprile 2016

EstrattiSparsi#2

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Oggi ve ne propongo uno tratto da "Cuori Coraggiosi", una serata difficile per Francy e Leo quando all'uscita dal cinema...


Il guidatore riconosce Leo e dalle parole che si scambiano capisco che si sono già trovati in una situazione analoga. L’uomo di nome Tony dà una pacca sulla spalla di Leo e gli garantisce che preleverà quella macchina in meno di cinque minuti e con grande piacere. Leo annuisce ma non sembra contento mentre io godo al pensiero del proprietario quando non troverà la sua preziosa BMW. Purtroppo l’incivile arriva prima che tutto sia finito e comincia a lamentarsi. È un ragazzone palestrato con grandi muscoli e il cervello piccolo che inizia a imprecare e a dire idiozie. Continua a dire a Tony, che sta per caricarsi la sua auto, di tirarla giù ma lui lo ignora per fortuna. Lo stress accumulato durante la serata e il mio temperamento burrascoso mi spingono a intromettermi e a rispondergli per le rime e i toni si surriscaldano immediatamente.
«Di cosa ti lamenti? Hai parcheggiato in divieto di sosta.»
«Non davo fastidio a nessuno.»
«E noi chi saremmo scusa? Non vedi il cartello del parcheggio per i disabili? Come credi che saremmo riusciti a salire in macchina con la tua lì appiccicata?»
Il ragazzo oltre che stupido sembra anche ubriaco e abbandona la sua missione con Tony per concentrarsi su di me.
«Potevi aspettare stronza, l’ho parcheggiata cinque minuti fa.»
Leo mi tira per una gamba e mi chiede di allontanarmi, ma io lo ignoro. Vorrei picchiare questo coglione e fargli davvero male.
«Siamo qui da almeno venti minuti quindi non mi raccontare cazzate.»
«Cazzate? Se vuoi te lo faccio vedere io un bel cazzo. Lo vuoi puttana?»
Leo continua a strattonarmi per la gamba mentre il palestrato mi si avvicina minaccioso e capisco di essermi messa nei guai con questo psicopatico. Per fortuna Tony ci raggiunge e spintona il tizio lontano da me. Lo minaccia di chiamare la polizia e fargli fare il test alcolemico e quello subito abbassa la cresta. Quando è tutto pronto sale sul suo mezzo e mosso da pietà si porta dietro l’energumeno per un bel viaggetto al deposito dove dovrà pagare multa e cauzione.
Rimasti soli, saliamo finalmente in auto e ci avviamo verso casa di Leo.
«Che ignorante, la gente come lui andrebbe soppressa.»
Leo non accenna a rispondere e persevera nel mutismo in cui si è chiuso.
«Era ubriaco di sicuro, avremmo dovuto chiamare la polizia.»
Niente. Silenzio assoluto. Quando arriviamo di fronte a casa sua lascia la macchina lungo la strada e scende senza rivolgermi la parola. Poi si avvia verso casa ed entra senza salutarmi. Credo sia il suo modo di congedarsi, ma non ho nessuna intenzione di lasciarlo così. Lo seguo dentro l’appartamento e cerco di parlargli.
«Lo so che sei arrabbiato, anche io sono ancora su di giri per l’adrenalina. Avrei voluto picchiarlo.»
«Taci per favore?»
La richiesta mi zittisce all’istante perché è la prima volta che Leo si rivolge a me con quel tono. Dire che è adirato è riduttivo, è proprio incazzato nero. Come dargli torto?
«Perché non mi hai dato retta e non hai lasciato perdere? È stato irresponsabile e stupido.»
«Mi stai dando della stupida?»
«Non ho detto che tu lo sei, ma il tuo comportamento senza dubbio.»
«Perché mi sono fatta valere? Dovevo lasciare perdere e magari aiutarlo a non prendere la multa?»
«Non ti sei fatta valere affatto. Ti sei messa in una situazione pericolosa e se non ci fosse stato Tony non so come sarebbe finita. Sei pazza o cosa?»
«Pazza e stupida. Grazie tante.»
«Non mettermi in bocca parole che non ho detto. Hai una vaga idea di come mi sono sentito io? Sai cosa ho provato a guardare impotente quello là che ti insultava e ti voleva mettere le mani addosso? Cosa avrei dovuto fare io da quaggiù?»
Sbatte con forza le mani sulla sedia a rotelle e io sussulto dallo spavento. È infuriato e non riesco a conciliare questo stato di furia omicida con il ragazzo dolce che conosco. Vorrei buttarmi ai suoi piedi e chiedergli scusa e questo folle impulso mi spaventa. Le lacrime minacciano di salirmi agli occhi e mi sento perduta. Che io sia dannata prima di trasformarmi in una donnicciola piagnucolona! Non posso piangere di fronte a un uomo, non posso umiliarmi a chiedere perdono per qualcosa che rifarei mille volte. Inspiro forte e ricaccio indietro le lacrime poi faccio quello che mi viene meglio.
«Non mi importa cosa pensi di me. Credo ci serva una pausa, stammi bene baby.»
Lo guardo come se davvero non contasse nulla. Il suo sguardo ferito mi sta uccidendo, ma riesco a voltarmi e a uscire di scena con stile. Francesca Mare la stronza è tornata.




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