martedì 10 febbraio 2015

I romanzi rosa sono pieni di cliché… E questo non è un cliché?




Spesso leggo questo genere di commenti riferiti a romanzi rosa, contemporanei o storici, e ogni volta sorrido. Sì, sorrido e mi stupisco che le persone continuino a sottolinearlo.

Ultimamente, per stanchezza e voglia di evasione, sto leggendo molti romanzi d’amore e trovo che tutti, ma proprio tutti, abbiano trame affini.

Quasi sempre troviamo una donna da proteggere: anche nei casi di eroina coraggiosa che affronta la vita di petto, scopriamo che la nostra protagonista nel profondo è bisognosa di amore. Si caccia in qualche guaio, magari divertente, da cui deve essere inevitabilmente salvata, perfino le piratesse!

C’è sempre un principe azzurro e sfido io a non volerlo! Può essere un libertino rinsavito o un eroe con profonde ferite nel corpo o nell'animo, ma alla fine fa sempre la cosa giusta.

Di solito uno dei due è innamorato e l'altro no... O non ancora! 
A volte i due si odiano... O così credono!

Ci sono i cattivi che si mettono di mezzo e intralciano il grande amore: possono essere amici, colleghi, capi di lavoro o matrone del ton... Lo schema è sempre lo stesso: imbrogli e sotterfugi, ma alla fine perderanno!

A volte si scoprono figli di cui non si sapeva l’esistenza o figli in arrivo che costringono a matrimoni riparatori o a fughe rocambolesche in carrozza a Gretna Green (le adoro sempre!).

Spesso si riconoscono rivisitazioni di fiabe come l’intramontabile Cenerentola o il brutto anatroccolo. Numerose sono le scene estreme e magari poco credibili (donne emancipate che, nel 1820, parlano e si comportano come scaricatori di porto?), i colpi di scena (un bel duello o una scazzottata moderna) e poi il lieto fine: classico, trito e ritrito eppure indispensabile al genere.
E il matrimonio? Bé quando viene celebrato io sono felicissima!


Quando si inizia un romanzo rosa si sa già come andrà a finire, ma il bello (nei libri belli ovviamente) è essere coinvolti nella storia fino all'ultima pagina!

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